Il Presidente della SICPRE (Società Italiana per la Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica) Francesco D’Andrea ha recentemente annunciato un incremento importante delle richieste di interventi estetici da parte degli uomini, in fila dal chirurgo sia per correggere difetti con cui non riescono a convivere serenamente sia per migliorare inestetismi imputabili allo scorrere del tempo. Una percentuale che si attesta intorno al 15% del totale degli interventi praticati per un rapporto uomo-donna che in pochi anni è passato da 1 a 10 a 1 a 4.
Che oggi l’uomo si guardi allo specchio molto più di prima e sostenga economicamente i grandi marchi del beauty care anche più delle donne è cosa risaputa. Un moderno Narciso che neanche la crisi economica è riuscita a scoraggiare, un fenomeno che negli ultimi anni ha fatto la fortuna dei produttori di creme antirughe e lozioni per il corpo intitolate all’universo maschile, come pure di stazioni termali e centri estetici dedicati che, prontamente allineatesi al nuovo corso, hanno fatto della bellezza degli uomini il loro nuovo core business.
Una cura e una dedizione nei confronti del proprio aspetto che ha portato, in maniera più incisiva, anche alla scelta di ricorrere alla chirurgia estetica maschile, considerata non più una “vanità fuori posto” ma semplicemente l’appagamento del desiderio di apparire attraenti e più sicuri di sé senza per questo sentirsi sviliti nella propria mascolinità. Una consuetudine che, se fino a qualche tempo fa era esclusivo appannaggio delle celebrity e delle classe più agiate, oggi è diffusa in ogni categoria.
Ma qual è l’identikit dell’uomo che decide di sottoporsi a un intervento di chirurgia estetica? Se fino a qualche decennio fa a ricorrere alla chirurgia estetica erano uomini dello spettacolo o modelli oggi consistente è la percentuale degli uomini in carriera, che occupando posizioni di prestigio cedono al “ritocchino” per apparire sempre all'altezza e competitivi. Un’ulteriore fetta di mercato è ricoperta dagli artisti e dalle persone di spettacolo mentre la categoria forse più rappresentata è quella degli uomini comuni che si vedono invecchiare e non vogliono rinunciare a conservare un aspetto giovane e dinamico.
Quanto agli interventi di chirurgia estetica più richiesti dagli uomini, secondo D’Andrea questi andrebbero suddivisi in base alla fascia d’età. Nei soggetti giovani gli interventi più frequenti sono quelli che puntano a correggere difetti del profilo e dei contorni, primo fra tutti la rinoplastica (richiesta da stragrande maggioranza dei pazienti) seguita dall’intervento di correzione delle orecchie a sventola e da quello preposto a contrastare l’aumento anomalo del seno (ginecomastia). In questo caso, l’intervento chirurgico diviene parte della lotta contro l’insicurezza: in un mondo in cui l’apparenza sembra contare sempre più, migliorare alcune parti del proprio corpo farà senz’altro guadagnare in autostima. Per quanto riguarda gli uomini più maturi, si assiste invece a una prevalenza di interventi che puntano a correggere i segni propri dell’avanzare dell’età. Qui il ritocco diventa un po’ un vezzo: si va dai trattamenti di medicina estetica che comportano l’impiego di filler e botulino, ai veri e propri interventi di chirurgia come la correzione delle palpebre cadenti (blefaroplastica) e quella che agisce sui cedimenti del viso attraverso il ricorso a tecniche innovative e sempre meno invasive come il minilifting.
Articolo scritto dal Professor Mario Dini medico chirurgo Laureato all'Università degli Studi di Firenze e specializzato in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica presso l'Università degli Studi di Catania. Abilitato alla professione medica sia in Italia che negli U.S.A. e in Canada (Usmle). Già Primario del Reparto Universitario-Ospedaliero di Chirurgia Plastica del Centro Traumatologico Ortopedico (CTO) dell'Azienda Ospedaliera di Careggi e Professore Associato della Cattedra di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica dell'Università degli Studi di Firenze. Mario Dini ha partecipato a tirocini e aggiornamenti presso la Thomas Jefferson University di Philadelphia, l'Università di Porto Alegre in Brasile e l'Università di Parigi. Il Prof. Mario Dini ha all'attivo oltre 12000 interventi chirurgici e autore di oltre 160 pubblicazioni.