La pandemia ha influito non poco sulle attività di Chirurgia Plastica Estetica: lo dimostrano i numeri delle statistiche dei dati globali relativi all’anno 2020 pubblicati alcune settimane fa dall’International Society of Aesthetic Plastic Surgery (ISAPS), elaborate partendo da un’indagine condotta su un campione di chirurghi plastici di tutto il mondo. Il primo dato di cui tener conto è che, a livello globale, gli interventi di Chirurgia Plastica Estetica sono stati sospesi per lunghi periodi e le sale operatorie sono state chiuse per mesi.
L’Italia è passata dal quinto posto del 2019 per numero totale di procedure (chirurgiche e non chirurgiche) all’ottavo dopo Stati Uniti, Brasile, Germania, Giappone, Turchia, Messico e Argentina: sono state effettuate circa 830.868 procedure estetiche contro 1.088.704 nel 2019, con una flessione di circa il 10% per le pratiche chirurgiche a fronte di un aumento del 5,7% di quelle non chirurgiche, un dato che conferma e rafforza peraltro una tendenza già in atto prima della pandemia.
La classifica dei cinque interventi più richiesti in Italia rimane invariata con la Mastoplastica additiva che si conferma ancora come l’intervento più richiesto — circa il 16% delle procedure realizzate — di Chirurgia Plastica ai fini estetici, in particolare dalle giovani donne nella fascia di età 19-34, anche se in forte calo come numeri assoluti rispetto all’anno precedente. Al secondo posto troviamo l’intervento più richiesto dagli uomini, la Blefaroplastica, che copre il 15,5% del totale delle operazioni di Chirurgia Estetica effettuate in Italia. Liposuzione, Rinoplastica e Lipofilling Viso si confermano in terza, quarta e quinta posizione.
Tossina Botulinica e Acido Ialuronico sono al primo posto tra le pratiche non invasive confermandosi come gli iniettivi più desiderati anche nel 2020, in particolare nella fascia di età 35-50 anni, mentre i Peeling chimici hanno guadagnato il terzo posto tra le procedure più richieste, seguiti dai trattamenti per la rimozione definitiva dei peli superflui e per il ringiovanimento del viso.
In generale le pratiche di Medicina Estetica nella loro totalità hanno recuperato velocemente dopo i lockdown i punti persi, anche come conseguenza del trend chiamato Zoom Effect, che ha spinto i pazienti a privilegiare tutti i trattamenti utili per migliorare l’aspetto del viso: “I social in questi anni di pandemia hanno cambiato le nostre abitudini — afferma un noto chirurgo estetico della Capitale — prima della pandemia gli utenti si paragonavano solo alle grandi star, agli attori, ai personaggi famosi ma oggi la situazione è cambiata radicalmente. Tutto questo tempo trascorso sui social o più in generale davanti ad uno schermo, magari fissando per lunghe ore la propria immagine durante lo smart working, ha reso le persone (uomini e donne) più consapevoli (o forse, semplicemente più spaventate) dei propri difetti e li ha spinti a chiedere l’intervento della chirurgia estetica”.
Abbiamo passato un periodo cui lo smart working ha inevitabilmente portato a riprogrammare la propria quotidianità, riconsiderare i ritmi abituali e trovare più tempo per riflettere su se stessi e anche sulla propria esteriorità. Un’attitudine che, come ha rivelato un’inchiesta del Washington Post, ha spinto molti americani a rivolgersi al chirurgo plastico soprattutto perché preoccupati del loro aspetto in video come conseguenza del passaggio dal lavoro in presenza all’uso delle piattaforme digitali quali Zoom e affini e che ha fatto parlare addirittura di un aumento del 90% per i trattamenti di medicina estetica come Filler e Botox.
Articolo scritto dal Professor Mario Dini medico chirurgo Laureato all'Università degli Studi di Firenze e specializzato in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica presso l'Università degli Studi di Catania. Abilitato alla professione medica sia in Italia che negli U.S.A. e in Canada (Usmle). Già Primario del Reparto Universitario-Ospedaliero di Chirurgia Plastica del Centro Traumatologico Ortopedico (CTO) dell'Azienda Ospedaliera di Careggi e Professore Associato della Cattedra di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica dell'Università degli Studi di Firenze. Mario Dini ha partecipato a tirocini e aggiornamenti presso la Thomas Jefferson University di Philadelphia, l'Università di Porto Alegre in Brasile e l'Università di Parigi. Il Prof. Mario Dini ha all'attivo oltre 12000 interventi chirurgici e autore di oltre 160 pubblicazioni.