Cresciute in modo significativo negli ultimi anni, le procedure chirurgiche di ringiovanimento del viso oggi si avvalgono di tecniche incredibilmente evolute che le rendono meno invasive e molto più sicure.
Risalente addirittura agli inizi del secolo scorso, la tecnica del lifting del viso si è andata affinando nel corso dei decenni evolvendosi di pari passo con la conoscenza approfondita dell’anatomia facciale e delle dinamiche coinvolte nel processo d’invecchiamento. Un’evoluzione che, nonostante le alternative proposte dalla medicina estetica, fa del lifting facciale l’intervento considerato ancora “gold standard” per questo genere di problematiche, poiché a tutt’oggi il solo in grado di assicurare risultati ottimali e duraturi.
Non solo cute: l’importanza dello SMAS
Se i look innaturali e artificiosamente “tirati”a effetto “colpi di vento” appartengono oramai al passato, molto si deve alle tecniche operatorie che hanno fatto davvero dei passi da gigante in questo settore. Mentre i lifting facciali degli anni ’70 si basavano essenzialmente sulla trazione ed eliminazione della cute in eccesso, oggi si agisce sul Sistema Muscolo-Aponeurotico Superficiale del volto (SMAS) dando sostegno ai muscoli in profondità e permettendo così una resa estetica molto più naturale di un tempo. Una modalità di esecuzione ampiamente utilizzata negli ultimi anni, la quale consiste nel ristabilire le fasce muscolari del viso e del collo nella posizione che avevano a 20 anni, restituendo elasticità alla pelle e ringiovanendo visibilmente i lineamenti.
Minilifting (o lifting parziale)
Quando in alcune aree del viso i tessuti appaiono ancora elastici e compatti, per ringiovanire i tratti non è sempre necessario un intervento globale, ma è possibile intervenire eseguendo delle correzioni localizzate, attraverso il c.d. minilifting (o lifting parziale). Limitandosi solitamente alla zona del terzo inferiore del viso (dalle palpebre alla bocca) e del bordo mandibolare (dalla bocca al mento), questa pratica ha tra i suoi principali vantaggi quello di garantire un’invasività ridotta e un più rapido recupero post-operatorio, visto che edema ed ecchimosi sono molto limitati rispetto a quelle di un lifting completo e che le cicatrici sono minime e ben nascoste. Altro punto a suo favore, è quello di prevedere anestesia locale che, oltre a essere molto meno impegnativa per il paziente, permette al chirurgo di osservare in diretta i movimenti del viso e assicurarsi così che non ne sia compromessa la naturale espressività. Tenendo conto delle specifiche esigenze del paziente, il minilifting permette di sollevare zigomi e sopracciglia, intervenire sul collo eliminando precoci rughe orizzontali (c.d. collana di Venere) e cute cadente sotto il mento, come pure di cancellare i segni naso labiali troppo evidenti rei di conferire un’espressione un po’ triste e dimessa anche in giovane età.
Le tecniche volumetriche
Componente essenziale dell’invecchiamento del viso, la perdita dei volumi è, insieme alla comparsa delle rughe e alla discesa dei tessuti molli, uno dei segni più evidenti dello scorrere del tempo. Un inestetismo cui oggi si può facilmente ovviare attraverso la pratica del lipofilling. Metodica chirurgica che consiste nel prelievo di grasso autoctono da determinate aree del corpo (addome, fianchi, cosce) e trasferimento al livello del viso dopo adeguato trattamento, consente di rimodellare le zone del volto che hanno perso volume, restituendo pienezza alla regione periorbitale, alle guance o all’area del mento. Valida alternativa ai filler riassorbibili, il lipofilling è una tecnica microinvasiva che garantisce risultati stabili e può essere eseguita anche in associazione al lifting del viso.
Articolo scritto dal Professor Mario Dini medico chirurgo Laureato all'Università degli Studi di Firenze e specializzato in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica presso l'Università degli Studi di Catania. Abilitato alla professione medica sia in Italia che negli U.S.A. e in Canada (Usmle). Già Primario del Reparto Universitario-Ospedaliero di Chirurgia Plastica del Centro Traumatologico Ortopedico (CTO) dell'Azienda Ospedaliera di Careggi e Professore Associato della Cattedra di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica dell'Università degli Studi di Firenze. Mario Dini ha partecipato a tirocini e aggiornamenti presso la Thomas Jefferson University di Philadelphia, l'Università di Porto Alegre in Brasile e l'Università di Parigi. Il Prof. Mario Dini ha all'attivo oltre 12000 interventi chirurgici e autore di oltre 160 pubblicazioni.